(racconto antico sulla Valfredda)
🌄 La Leggenda dell’Ultima Luce
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Molto tempo fa, quando il Col Margherita non conosceva il rumore degli sci, la Valfredda era un luogo dove il tempo scorreva al passo dei cavalli e il silenzio parlava con voce chiara. In quel tempo si dice che una ragazza di nome Lina, figlia di un pastore dei casoni, fosse solita salire ogni sera fino al luogo dove oggi sorge la chiesetta in legno.
Ogni giorno portava con sé mele e carote per i cavalli liberi che pascolavano tra i prati, creature nobili e selvatiche che sembravano capirla più degli esseri umani. Lina era sola, ma non triste: parlava con il vento, ascoltava i ruscelli e ogni sera amava attendere il tramonto. Quando il sole calava, le rocce delle Dolomiti cominciavano a scomparire lentamente.
Una sera, però, le nuvole coprirono il cielo e la luce non arrivò. Lina, triste, si inginocchiò e pregò:
“Oh, montagne, so che avete un’anima: donatemi ancora una volta la vostra luce. Anche solo per un istante, vi prego... potrebbe essere l’ultima.”
La ragazza, infatti, a dispetto della sua energia e del suo aspetto, era molto malata.
Ad un tratto si fece silenzio. I cavalli si avvicinarono in cerchio alla ragazza. E poi, dal Col Margherita, si levò una brezza calda che fece diradare la nebbia e, per pochi istanti, tutte le vette circostanti si accesero di rosa e oro, diventando splendenti come non erano mai state.
Lo spirito della montagna aveva ascoltato il desiderio della povera Lina, regalando per la prima volta nei tempi una meravigliosa Enrosadira.
Terminata la magia, le nubi tornarono più cupe di prima, la luce svanì e calò improvvisa una notte buia e nera come la pece.
La mattina seguente il cielo era di quell'azzurro che solo tra queste vette si può ammirare e, proprio sul posto dove Lina si era inginocchiata, era comparsa, come per miracolo, la piccola chiesetta della Valfredda.
Un grande vuoto si era però venuto a creare nel cuore del pastore della Valfredda, che da quel giorno non rivide più l'amata figliola.

Narra la leggenda che il padre trovò pace al suo tormento solo una sera al tramonto, quando un branco di cavalli gli si fece in cerchio e, mentre ammirava per la prima volta il miracolo dell'Enrosadira, che colorava di rosa e oro le vette delle Dolomiti, udì lo spirito della montagna sussurrargli, attraverso il fruscio della brezza serale, che quello spettacolo era un omaggio alla sua piccola Lina. In quel momento sentì una sensazione di felicità crescere dentro di lui e comprese che, attraverso quel meraviglioso spettacolo, la sua bambina avrebbe continuato a vivere per sempre nel cuore delle Dolomiti.
📍 Camminare nella Valfredda non è solo escursione. È ascolto. È silenzio. È leggenda viva tra i pascoli e le rocce.
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